Bologna, un cuore nuovo per Mirko. Come il gemello 7 anni fa.

Bologna, un cuore nuovo per Mirko. Come il gemello 7 anni fa.

Bologna, un cuore nuovo per Mirko. Come il gemello 7 anni fa.

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Bologna, un cuore nuovo per Mirko. Come il gemello 7 anni fa

L’intervento eseguito da Emanuela Angeli una settimana fa al Sant’Orsola

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I genitori di Mirko e Luca insieme allo staff medico che ha eseguito il delicato intervento chirurgico
I genitori di Mirko e Luca insieme allo staff medico che ha eseguito il delicato intervento chirurgico

Nel maggio del 2013 era stato Luca, il gemello omozigote a ricevere un cuore nuovo. Martedì scorso, sette anni dopo, è toccato a lui Mirko. Luca era un bambino, Mirko è un adolescente. I gemelli, figli dell’operaio Ciro e di mamma Stefania, una famiglia molto unita di Terni, oggi hanno infatti 15 anni. E rispetto ad allora oggi c’è il coronavirus che complica tutto ma non impedisce nulla. Perché la vita va avanti, e la notizia di un organo disponibile, compatibile con Mirko, ha fatto scattare immediatamente la catena che al Sant’Orsola si mette in moto per ogni trapianto, figuriamoci per quelli pediatrici.

Il cardiologo pediatrico

«Sono venuti da noi quando si sono resi conto che la patologia andava verso la possibilità di un trapianto — spiega Luca Ragni, il cardiologo pediatrico che li segue dall’inizio —. Soffrivano di una cardiomiopatia dilatativa, genetica, che fa perdere forza contrattile al cuore che si dilata sempre di più fino a che il paziente va in scompenso cardiaco». Luca fu operato dopo essere stato per un anno attaccato al Berlin Heart, un cuore artificiale esterno a cui era collegato e che lo costrinse a vivere per un anno al policlinico (e costrinse la famiglia a trasferirsi a Bologna, aiutata ora come allora dall’associazione Piccoli Grandi Cuori). Il cuore di Mirko, per quanto malato, ha retto più a lungo. Fino all’estate scorsa quando si è aggravato. «Qualche mese prima gli avevamo messo un defibrillatore transvenoso — racconta ancora Ragni —. Abbiamo poi iniziato un trattamento con farmaci, ma quando ha cominciato a scompensare è stato necessario impiantargli un cuore artificiale che gli ha consentito almeno di tornare a casa».

L’attesa del cuore nuovo

A casa, sapendo che iniziava l’attesa di un cuore nuovo. Attesa terminata lunedì 6 aprile con l’annuncio che c’era un organo compatibile. «Una grande fortuna di questi tempi — commenta Emanuela Angeli, la cardiochirurga pediatrica che ha condotto l’intervento —, il professore Gargiulo e il dottor Frascaroli hanno detto che non dobbiamo lasciare indietro nessuno, la nostra attività deve continuare, in sicurezza. I pazienti devono saperlo che noi non ci dimentichiamo di loro in questa emergenza». Mirko e famiglia erano già a Bologna, di fatto una seconda casa. Il dottor Lucio Careddu è partito con il collega Ciro Amodio per l’espianto dell’organo, mentre alle 7,30 di martedì la sala operatoria del Sant’Orsola ha accolto Mirko per la preparazione. Alle 13 è arrivato il cuore e Angeli, insieme ad Andrea Quarti e Francesco Petridis, e l’anestesista Antonietta Fucà hanno iniziato l’intervento. «Alle 14,30 il cuore è ripartito — racconta Angeli — e alle 20 siamo scesi in Terapia intensiva. È andato tutto bene. Forse l’unica cosa che è mancata è stato l’abbraccio con i genitori quando siamo usciti. Ho capito che avevano questo desiderio, l’ho letto nei loro occhi».

Il ruolo dell’anestesista

A seguire passo passo tutto l’intervento con un ruolo cruciale è stata l’anestesista. «Ci sono le difficoltà di gestire il paziente finché non arriva il cuore e successivamente l’assestamento della condizione emodinamica — spiega Fucà —. Durante la notte si è stabilizzato e al mattino, meno di 12 ore dopo la fine dell’intervento, si è svegliato con il respiro spontaneo. Quindi lo abbiamo estubato. La condizione soddisfacente è proseguita nel pomeriggio quindi nel pomeriggio l’abbiamo trasferito in terapia sub-intensiva». La cosa che non scorderà mai Fucà è «lo sguardo di Mirko quando ha aperto gli occhi, sorrideva». «La vicinanza dei genitori, la conoscenza da tanto tempo, il clima di fiducia e di confidenza ci ha aiutato. Qui ci sono famiglie che ci fanno sentire parte delle loro famiglie, legami che durano nel tempo».

Stesso percorso del fratello Luca

Non è però tutto finito. Mirko lo sa, perché prima ci è passato Luca. «Il percorso è ancora lungo — conclude Angeli —, ha risposto benissimo fin da subito anche perché era arrivato all’intervento in ottime condizioni, segno che la strategia di usare il cuore artificiale funziona. Ora avrà bisogno di tempo, ci saranno le terapie da sistemare. Quel suo sorriso al risveglio è stato il nostro regalo di Pasqua».

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