Un laringoscopio pediatrico per i nostri bambini

Un laringoscopio pediatrico per i nostri bambini Un laringoscopio pediatrico per i nostri bambini
Abbiamo acquistato un laringoscopio pediatrico del valore di 15.717 mila euro, che è stato donato ai Padiglioni 23 e 25 dell'IRCCS Policlinico di Sant’Orsola a Bologna: lo strumento sarà utilizzato sia nel Reparto di Cardiologia e Cardiochirurgia Pediatrica, sia presso il Reparto Covid per i pazienti che necessitano di essere intubati. La consegna ufficiale alla dott.ssa Di Luca, cardionaestesista, insieme al prof. Gaetano Gargiulo  direttore della Cardiochirurgia Pediatrica e dell’Età Evolutiva del Policlinico Sant’Orsola di Bologna.

La dott.ssa Di Luca ci spiega le caratteristiche di questo strumento.

Dott.ssa, di quale strumento si tratta e a che cosa serve il Laringoscopio pediatrico?

“Nella pratica anestesiologica, pediatrica e adulta, rappresenta uno strumento fondamentale per posizionare il tubo orotracheale, per proteggere le vie aeree del paziente sia in fase di rianimazione sia durante gli interventi chirurgici. Ne esistono di diverse tipologie e misure, quello che ci ha donato l’associazione Piccoli Grandi Cuori è un laringoscopio pediatrico, fatto ad hoc dunque per i piccoli pazienti. Possiede delle lame normali ma anche delle lame conformate in particolare per chi presenta delle vie aeree molto difficoltose o per i pazienti sindromici, nei quali la manovra di intubazione diventa molto complicata. Inoltre, è collegato ad un monitor video e questo consente un’eccellente manovrabilità”.   

Qual è il vantaggio di uno strumento di questo tipo, considerata anche l’epoca storica (Covid) in cui viviamo?
“Al padiglione Covid abbiamo abbandonato la laringoscopia tradizionale a favore di quella video, anche perchè in quella tradizionale l’operatore viene a contatto ravvicinato con le le vie aeree del paziente e in questo momento di distanziamento sicuramente il fatto di poter lavorare a distanza e in sicurezza, rappresenta un grosso aiuto. La presenza del video collegato inoltre è molto utile quando il laringoscopio deve essere utilizzato su neonati, perché si tratta di intubazioni particolari dato che gli spazi sono davvero molto ristretti. Inoltre, il video laringoscopio ha anche uno scopo didattico, molto importante dato che il nostro è un Ospedale universitario. Agli studenti e agli specializzandi possiamo insegnare, spiegare l’anatomia delle vie aeree che stiamo esplorando in quel momento e monitorarli se sono loro stessi ad eseguire la manovra di intubazione. Diamo la possibilità ai giovani apprendisti di lavorare in sicurezza e per la sicurezza del paziente”.

Dott.ssa, ci racconti il suo lavoro prima del Covid, quando per anni ha prestato servizio in sala operatoria durante gli interventi sui pazienti cardiopatici, piccoli e adulti.
“Intorno all’atto chirurgico dobbiamo considerare un pre, un durante e un post che sono a carico dell'anestesista rianimatore. Il mio ruolo è quello di addormentare il paziente, in sala operatoria, di inserire quindi i device che servono ad affrontare l’intervento cardiochirurgico, e di selezionare durante l’intervento i farmaci che sono necessari al sostegno di tutte le funzioni del paziente: emodinamico, circolatorio, neurologico, respiratorio. Al termine dell’intervento cardiochirurgico mi occupo della gestione post operatoria del paziente, quindi del corretto screening respiratorio necessario a raggiungere lo svezzamento respiratorio. L’anestesista dedito alla pediatria in particolare, segue il bambino in tutte le sue funzioni: la gestione del respiratore, una corretta ventilazione che implica un miglioramento dell’emodinamica perchè in tutte le cardiopatie congenite ci sono interrelazioni molto importanti cuore-polmoni-reni. Il bambino che, ad esempio, ha una emodinamica stabile, fa correttamente la pipì, mantiene valori buoni e questo significa che l’anestesista ha svolto un buon lavoro”.
Quanto è importante l’aspetto psicologico nel bambino cardiopatico?
“L’aspetto psicologico diventa sempre più importante mano a mano che il bambino cresce: in questo, è sicuramente molto importante la presenza di genitori per quanto possibile “sereni,” che possano accompagnare il proprio figlio in questo percorso affinchè riporti meno traumi possibili”.
Durante la pandemia ha avuto bambini al padiglione 25?
“Sì. Ci sono stati bambini con miocardite Covid legate, tra i 6/10 anni in cui per fortuna non era necessaria l’intubazione ma mi sono avvalsa della collaborazione dei genitori che sono stati h24 nella stanza con loro figlio. Ho avuto 14 pazienti di età compresa tra i sei mesi e i 14 anni, quindi in età pediatrica, e in tutti questi casi c’è stata una grande condivisione con i genitori. Quando ho ricoverato mio marito al padiglione Covid mi sono resa conto di quanto fosse importante aprire la condivisione ai familiari. Il genitore, se consideriamo il caso pediatrico, è fondamentale come parte della cura del bambino”.

Lei ha lavorato a stretto contatto con Bonny, l’infermiere sconfitto dal Covid a 59 anni. A lui è stata intitolata una targa affissa al di fuori della TIP.
“Bonny era una persona estremamente ligia al dovere. Al 25 era l’infermiere pediatrico per eccellenza. Lui e il dott. Frascaroli condividevano la passione per gli aeroplani, avevano un dialogo speciale. Non voleva lasciare i suoceri e la sua famiglia a casa, e per questo motivo quando ha iniziato ad accusare i primi sintomi del Covid non si è fatto ricoverare. Conservo di lui un ricordo speciale: durante i mesi di pandemia abbiamo lavorato a stretto contatto, non lo dimenticherò mai”.
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