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Giornata Mondiale dell’Infermiere: la storia di Samantha
Samantha รจ la coordinatrice tecnico infermieristica del Reparto di Cardiologia e Cardiochirurgia Pediatrica al Sant’Orsola: abbiamo raccolto la sua storia in occasione della Giornata Mondiale dell’Infermiere
Dal Lago d’Iseo a Bologna
Nel 1999 Samantha arriva a Bologna dal Lago dโIseo, insieme al marito, per inseguire il suo sogno: fare l’infermiera.
โAbbiamo scelto questa cittร perchรฉ Milano, dove io e mio marito lavoravamo, era troppo fredda. Fin da bambina ho desiderato fare questo mestiere. Il mio โbisognoโ di curare, di assistere, รจ iniziato quando ero piccola ed รจ legato alla mia storia personale.
Ricordo che quando tornai a casa dopo lโappendicite, in quinta elementare, allestii una specie di ambulatorio per Cicciobello: gli infilavo lโago, la flebo, e avevo inventato un sistema per deviare lโacqua della flebo in modo che non cadesse per terra, altrimenti mia nonna mi avrebbe sgridato. Curavo tutti: cani, gatti, animali, bambole.
Sono sempre stata molto curiosa, in ospedale osservavo attentamente i medici e gli infermieri per imparare dai loro gesti.
Mia nonna รจ stata la mia musa ispiratrice: lei mi ha insegnato che nella vita non bisogna arrendersi mai. Mio nonno invece, voleva che lavorassi in banca: il giorno del concorso da bancario mi sono iscritta a quello da infermiere. Per un poโ non mi ha parlato, poi si รจ arreso. Sono sempre stata una dissidenteโ.ย
Perchรจ i bambini?
โLa mia prima esperienza con i bambini l’ho fatta a a Brescia, in Oncoematologia pediatrica. Fu splendida, intensa ed arricchente. Ma anche molto dolorosa, perchรฉ a qui tempi erano poche le possibilitร di sopravvivere per questi bambini. Ero giovane e alle prime armi: ho messo in gioco tutto, mi sono โbruciataโ in unโesperienza con un bambino e la sua famiglia.
I bambini malati sono speciali, hanno una sensibilitร differente, una percezione della vita diversa anche in tenera etร . E questo mi colpii tantissimo.
Dopo quellโesperienza ho fatto medicina scolastica nelle scuole, un periodo di leggerezza dove ho esplorato la relazione di cura e di educazione sanitaria, poi sono passata alla Clinica Mangiagalli in terapia intensiva neonatale, cโerano neonati pretermine di anche di quattro etti, fu unโesperienza molto interventistica.
Ho sempre amato la parte pediatrica e la parte di emergenza legate al mio lavoro, sono quelle che mi appassionano di piรน. Ma tutte le mie esperienze lavorative mi hanno aiutato, ricordo quella nei centri psico-sociali e nelle residenze protette psichiatriche: mi hanno aiutato a comprendere il confine tra normalitร e malattia, un confine davvero sottile.
Un giorno uno dei miei pazienti storici mi ha chiesto โma tu sei davvero un operatore?โ
Pensai di aver fatto goal: ero riuscita a mascherarmi cosรฌ tanto con il paziente da entrare nel suo spazio protetto. Operatore e paziente che si confondono: quello era il mio modelloโ.ย
Amore a prima vista
โSono qui presso il Reparto di Cardiologia e Cardiochirurgia Pediatrica come coordinatore da giugno 2020, ma giร dal 2000 al 2016 ho lavorato qui come infermiera.
Ricordo ancora quando andai a visitare il padiglione 21, dovโera allora la Cardiochirurgia pediatrica: sono arrivata come nona infermiera in mezzo ad otto โmostriโ, Maria Cristina Mazzari, Angelo Lillo, Nadia Grandi, e grazie a loro ho imparato tantissimo. Incontrare il dott. Frascaroli รจ stato come vedere la luce in una stanza buia, lโho osservato attentamente e ho cercato di โrubareโ tutto quanto possibile dalle sue mani, dalle sue parole. Lโaria che respiri in questo reparto รจ talmente ossigenata che ti gira la testa.
Questo reparto รจ un โcontenitoreโ completo, racchiude tutto. O lo ami, o scappi.
Ogni paziente รจ diverso dallโaltro, per etร e per cardiopatia: quindi devi essere in grado, oltre alle competenze tecniche, di cambiare stile e modalitร di relazione piรน volte nella stessa giornata. Ci vuole molta adattabilitร : nella diade bambino-mamma o ci sai entrare o altrimenti รจ un casino.
E devi saper osservare, attentamente, perchรฉ qui dentro fa la differenza. Io sono una gran rompiscatole, ma dico sempre che qui dentro non si puรฒ solo andare, bisogna correre. Il bambino โti fregaโ se non hai uno sguardo allenato, se non hai la capacitร di osservarlo attentamente e di capire quando sta male.
Nel nostro lavoro di infermieri, quello che dai ti viene restituito immediatamente: la coccola fatta ad un bambini, il prelievo fatto con tutti gli accorgimenti possibili per non fargli male, la parolina sussurrata in rianimazione.
Siamo spettatori privilegiati, al primo posto nel teatro della vita di quella famiglia.ย Eโ meraviglioso quando una mamma arriva e ti dice grazie. E quando ci sono delle situazioni molto complesse, mi ripeto a voce alta โCe la possiamo fare Samanthaโ.ย
Piccoli Grandi Cuori e il lavoro di squadra
โNel nostro lavoro presso il Reparto รจ molto importante l’attivitร di supporto psicologico e socio assistenziale dell’associazione Piccoli Grandi Cuori, che va a vantaggio non solo delle famiglie, ma anche di noi infermieri.
Ilย lavoro di psicologhe e assistenti sociali รจ fondamentale e si integra su misura allโinterno del reparto, a seconda dellโesigenza del paziente e della sua famiglia. Senza di loro non potremmo sicuramente andare avanti, senza Piccoli Grandi Cuori non esisterebbe nemmeno la cardiologia pediatrica come la conosciamo noi.
Al di lร del supporto anche โmaterialeโ che ci danno, penso al giardino, alla sala giochi, ai doni e alle iniziative, il loro sostegno forte e costante ci consente di lavorare al meglio. Quando una famiglia ha accesso in Reparto mi interfaccio immediatamente con Simona, lโassistente sociale: lo stesso accade quando si trova al Polo dei Cuori, ci scambiamo di continuo informazioni per approcciare al meglio la situazione. Si lavora in squadra, questo da sempre caratterizza la cardiologia pediatricaโ.ย